Fritto si o fritto no? Domanda cara agli italiani, ma soprattutto ai siciliani vista la ricchezza di (deliziosa e croccante) frittura che la cucina palermitana ci sbatte gentilmente ogni giorno davanti, fregandosene ampiamente (e giustamente) della nostra pancia.
L’attenzione cade sulle numerose ricette nostrane in cui impera incontrastato il fritto, fritto, fritto (cit.): dalle melanzane in ogni loro declinazione (pasta alla norma, parmigiana, ma anche ‘schitte’) a quelli che adesso chiamiamo “street food”: panelle, crocchè, arancine, cardi e tutto quello che si può pastellare (si tramanda che qualunque cosa diventi commestibile dopo essere stata pastellata e fritta) compresa la verdura, che a crudo fa ruggine.
Passando alla nostra cara merenda a base di rosticceria come il calzone fritto, il crostino o la ravazzata. Friggiamo anche i dolci, così per ‘sciacquare`, come l’Iris, o la ‘sfincia` di San Giuseppe o la crosta del cannolo.
Insomma, senza farla troppo lunga, la domanda iniziale quella a cui deve saper rispondere una nutrizionista (palermitana) che si rispetti.
Ma che rispetto avrà una nutrizionista che nega la frittura ad un palermitano. Ma io, si sa, sono buona, la mia linea si basa sull’educazione alimentareegata ad una sana alimentazione…e nell’ambito della sana alimentazione dico sempre ai miei pazienti “che vita sarebbe senza neanche uno sfizio ogni tanto?”.
E dunque, signori e signore, la risposta è ‘Si, fritto si’, l’importante è che siano inseriti saltuariamente in una alimentazione equilibrata. In questo modo hanno addirittura effetti positivi sul nostro organismo come la stimolazione del nostro metabolismo perché aiutano il fegato a lavorare più velocemente.
Ricordate sempre, però, che c’è frittura e frittura. Potenzialmente la frittura può dare origini a composti nocivi per la salute e questo dipende da diversi fattori: temperatura, tempi di cottura, tipo di olio ecc.

Vediamo insieme le regole per una frittura “sana”:

 A. Tipo di olio: olio extravergine di oliva, il quale risulta più stabile in cottura ed ha un punto di fumo medio-alto (e non l’olio del panellaro… Fritto e rifritto da un numero non meglio precisato di mesi).
 B. Temperatura: non  deve superare i 180 gradi, oltre questa temperatura  si avrebbe la formazione di acroleina, una sostanza tossica ritenuta cancerogena.
 C. Utilizzare una pentola con molto olio, in questo modo il cibo è immerso completamente e formerà subito la crosticina dorata che non gli farà assorbire ulteriore olio.
 D. Non riutilizzare lo stesso olio (come il panellaro di fiducia).
 E. Tamponare l’eccesso di olio con della carta assorbente
Et voilà… Frittura dorata, croccante, pronta per essere gustata senza sensi di colpa… Ma mi raccomando… Non più di una volta a settimana!